Quando ho visto per la prima volta le opere pittoriche di Roscoe Mitchell, musicista ed artista statunitense, ho pensato quanto eccezionale fosse la corrispondenza tra un’opera e chi l’aveva prodotta, così come in questi lavori pittorici esposti, a Studiottantuno Contemporary Art Projects, ove l’artista rivela una sorta di urgenza, di energia espressa nella ricchezza esplosiva di elementi grafici, pittorici e compositivi dei suoi dipinti, ma anche di giocosità ed di ironia che contengono insieme alla pratica disciplinata pazientemente e rigorosamente condotta della sua pittura. Dentro c’è tutto un mondo. Ho notato che nelle trame fitte delle superfici quasi senza vuoti ricche di coloratissimi motivi astratti, che circondano o fanno da sfondo o si intrecciano a tipi di figure come totem o maschere, il suo volto spesso si inserisce perfettamente in quelle maglie come nel gioco visivo in cui devi scoprire l’immagine di un oggetto dentro ad altre immagini. I suoi alla fine non sono autoritratti ma è come apporre sempre la propria firma quasi mimetizzandosi con la sua pittura, che per tutte le evocazioni che crea, può dirsi davvero un post-tutto della pittura nei suoi momenti decisivi ma forse anche, come dice un critico sulla sua mostra da Corbett vs Dempsey “una mappatura uditiva del suono della sua vita”, del suo vissuto. Di quei momenti decisivi ho sentito l’espressività delle composizioni astratte di Kandinskij, alcune sottigliezze grafiche e ed elementari delle astrazioni di Klee dopo il viaggio in Africa, ma anche la vena infantile di certi disegni, il dinamismo esplosivo di un’opera futurista di Balla fino ai ritmi visivo-sonori di un Mondrian dopo che ha conosciuto l’America e il mondo del jazz frequentato ed espresso nelle opere ed anche certa affezione alla primitività figurale di Picasso. Ma soprattutto, insieme ad una sensibilità pop propria del mondo artistico americano, c’è il mondo della sua provenienza: tutti quei motivi astratti e i colori vivacissimi fanno risuonare le sue origini afro. Parlo infatti anche di suoni e di danze perché lì dentro in quelle tele esplode la natura dinamica della danza e della musica di quel popolo e lo spirito gioioso e l’espressione di una energia positiva e forse simboli e miti. Così tra cultura ed ethos i quadri di Roscoe sono come fraseggi musicali di “un lungo assolo”. E Chicago la città da cui proviene risuona con la sua vita frenetica e il suo jazz proprio nei suoi quadri che possono dirsi l’equivalente sinestetico dei brani.
Nella sua musica c’è un chiaro rispecchiamento della sua pittura. Roscoe Mitchell esibitosi al Bibiena due sere fa é un altro esempio lampante, molto significativo netto, chiaro, semplice e complesso insieme, nelle intenzioni come negli esiti, di una propensione alla libertà improvvisativa della musica: pratica messa da lui in atto su suoi brani compositivi chiamati Cartes per allievi e professionisti che si sono esibiti sotto la sua supervisione, in cui ogni gruppo di strumenti dagli archi, ai fiati, alle percussioni, al pianoforte e arpa, si sono inseriti eseguendone ognuno una parte, integrandosi tra di loro in modo libero ma preciso così nella musica, così nella pittura. Prova ne sia proprio il suo magistrale concerto al Bibiena di sax e piccole percussioni che mi ha riportato dalla pittura ai medesimi valori espressivi timbrici della sua musica: una performance così ricca di suoni ricercati al limite di potenzialità dinamiche dissonanti, che ha perseguito sia nel suo assolo strumentale, sia poi in chiave orchestrale, integrando e ricomponendo l’apparente caos improvvisativo dei vari strumenti in campo con la sua supervisione, archi, fiati, percussioni, pianoforte ed arpa di allievi del Liceo Musicale e professionisti vari, integrandoli in modo libero ma preciso come avviene nei motivi della sue tele. Da grande musicista sperimentale quale è, sassofonista e compositore, innovatore, ispiratore del free jazz, ma entrato con la sua musica in territori più radicali di ricerca, oltre il jazz, dagli anni sessanta ad oggi è ancora capace di emozionare sui palcoscenici del mondo alla sua veneranda età, mentre è esplosa di nuovo quella sua vena d’artista “totale” in queste ultime opere “post-tutto”, piene di una carica immaginativa “post ” anche il ritiro forzato della pandemia da lui vissuta come risveglio di una ritrovata fantasia creativa.
Evento organizzato dall’associazione culturale 4’33” in collaborazione con Studiottantuno Contemporary Art Projects. L’associazione4’33” nasce dall’esigenza di promuovere concerti e attività culturali legate a un genere di musica che, varcando i confini della classificazione abituale, si colloca in quell’ambito che attinge in prevalenza dal jazz, considerato ormai un linguaggio fortemente eclettico e che è divenuto terreno di incontro tra rock, sperimentazione e musica contemporanea. L’associazione si rivolge a soggetti culturali che operano sul territorio mantovano e che sono interessati a dare vita a un vero e proprio movimento di ascolto e fruizione musicale diversa, andando alla scoperta di progetti originali frutto di ricerca e innovazione.