Gabriele Barlera – Il concerto

“Anemoi”, itinerario sonoro di quattro brani di live-electronics e strumento acustico

Gli interpreti: (da Sx) Michele Barlera, Eva Perfetti, Romano Adami, Davide Foroni, Gianni Pirollo, Gabriele Barlera



Il VENTO è sempre stato fonte d’ispirazione per molte forme d’arte, poesie, film, canzoni. E’ simbolo di libertà, di cambiamento, di incertezza, ma anche forza selvaggia e incontrollabile, di forza benefica che porta freschezza ed energia. E’ metafora dell’imprevedibilità e insicurezza della vita, dell’essere incostante e capriccioso, di movimento e viaggio e ancora di nuove idee e rinascita.

Nella mitologia greca I VENTI – in greco ÁNEMOI – sono divinità figli del Titano Astreo, dio del crepuscolo, e di Eos, dea dell’aurora. I loro nomi, citati da Esiodo e Omero, differenti in base alla direzione in cui soffiavano, sono: NOTO, vento del sud che porta l’Estate, ÈURO, vento dell’est che porta l’Autunno BÒREA, vento del nord che porta l’Inverno, ZÈFIRO, vento dell’ovest che porta la Primavera.


NOTO: personificazione del vento del sud è un vento caldo portatore di nubi, pioggia e tempeste. Nelle raffigurazioni a lui attribuite si trova in forma umana con in mano una giara capovolta colma d’acqua librato su un ammasso di nubi. Benefico perché porta caldo e pioggia, dono necessario per la vita e l’agricoltura, ma anche temuto perché foriero, a fine estate, di un caldo dissecante e tempeste distruttrici di raccolti. In questo brano l’elettronica dialoga con il flauto traverso del maestro Romano Adami, perfetto interprete di questo vento. Grazie a tecniche d’avanguardia il flauto, strumento per sua natura monodico e cantabile, amplia l’escursione dinamica e le possibilità timbriche, diventa pieno di risonanze e capace di produrre varietà espressiva donando più colori di suono. Nella musica d’avanguardia del dopoguerra il flauto traverso è diventato uno strumento di forte portata emozionale e campo di ricerca; si è ampliato il campo sonoro ad esempio introducendo nella disponibilità timbrica dello strumento il rumore (nello specifico i colpi di chiave), sonorità sforzate, il frullato, i suoni soffiati.


ÈURO: compare nell’Odissea di Omero, proviene da Levante e si dice spiri subito dopo l’Aurora. Avvolto da un manto di mistero e ambiguità, spesso associato a tempeste violente, porta cambiamenti repentini, tanto temuti quanto necessari. Il clarinetto del maestro Gianni Pirollo è lo strumento acustico che da voce al vento di questo brano. Alla sua estrema versatilità è stata affidata una intensa ricerca di natura timbrica e di articolazione: dal soffio al suono, dallo staccato al fischiato, ai glissati che rievocano urla o grida disperate. Le sue risorse espressive sono ricche, vanta un’escursione dinamica e una capacità di fusione sonora eccezionali, diventa una sorta di laboratorio di ricerca, oggetto di incessanti modifiche e sperimentazioni.


BÒREA: rappresentato con figura umana, alata, bifronte a due volti, con lunghe chiome e barba scomposta è il vento che soffia dal Settentrione. Impetuoso e vigoroso a volte è temuto per essere portatore di freddo mordente e tempeste invernali ma anche venerato per proteggere i raccolti dal gelo e assicurare giusta direzione ai marinai. Tam tam e Bendir del maestro Davide Foroni saranno le percussioni protagoniste che rappresentano Bòrea. Le caratteristiche inerziali ed elastiche del corpo vibrante, le diverse modalità di tocco e articolazione delle superfici e l’adattamento di impedenza per un efficiente trasferimento di energia delle onde sonore amplia e arricchisce la gamma dei timbri e la musica si apre a nuove frontiere del “rumore” e della ritmica pura. Il tam tam con un bellissimo suono indeterminato, a intonazione indefinita, con una lunga coda sonora suscita una sensazione di inquietudine. Il bendir o tamburo “ronzante”, tipico dell’Africa del Nord, dal Maghreb al Medio Oriente, legato ai rituali Dhikr del sufismo islamico, con il suo suono sostiene la preghiera e favorisce la dimensione dell’abbandono all’estasi.


ZÈFIRO: portatore della Primavera, che spira da Ovest, soffia con una brezza calda e piacevole. Poesia e dolcezza, è simbolo di rinascita e abbondanza; celebrato come portatore di vita è colui che sveglia la natura dal sonno invernale portando con sé il profumo dei fiori. L’elettronica in questo brano sostiene l’arpa della maestra Eva Perfetti, protagonista del vento rappresentato in questo brano. E’ un suono di arpa inedito, che al consueto tono dolce, etereo e armonioso, aggiunge anche suoni percussivi sulla cassa dello strumento o scivolando con la mano lungo le corde, pizzicandole oltre le chiavi di accordatura o percuotendole con impeto. La gamma dei toni è molto vasta, dalle note più acute alle note più gravi, capace di creare sonorità interiori e spontanee, un lento flusso di emozioni che unisce impressionismo pittorico e contemplazione trascendente.