- Che valenza ha questo tuo nuovo lavoro in rapporto alla situazione presente, cioè come questa tua pratica può essere da te considerata un riflesso o meno di questo momento?
Il nuovo lavoro che ho realizzato è inevitabilmente legato a questo periodo di quarantena, non tanto dal punto di vista psicologico, quanto per l’impossibilità fisica di recarsi nello studio dove ho accesso alla camera oscura e ai materiali che solitamente utilizzo per lavorare.
- Che cosa rappresenta, come si inserisce e come riconosci ciò che stai facendo all’interno del tuo percorso: è continuità , è revisione, è novità, è ritorno al passato, è innovazione. Quali sono le connessioni eventuali con il tuo lavoro precedente. Ci sono attinenze o referenti. Magari proprio un uso di materiali diversi, riscoperti, o di diverse tecniche, o diverse visioni concettuali?
Penso a quello che sto facendo come la diramazione di una strada principale ben definita che prima o poi, in qualche modo e da qualche parte si ricongiunge ad essa. In tal senso posso dire che il lavoro sia in continuità con ciò che stavo portando avanti prima del periodo di quarantena, sia dal punto di vista concettuale che dal punto di vista dei materiali e delle tecniche utilizzate. Per esempio l’uso della pittura con la quale intervengo sulle stampe realizzate in camera oscura ritorna nei nuovi lavori. Queste tecniche riprendono concettualmente l’idea dell’incerto, dell’umana impossibilità di definire e rappresentare in maniera assoluta il reale. Così in tutti i miei lavori la materia si trasforma e l’immagine scompare per poi riemergere in forme nuove e impreviste.
- Cosa pensi del tuo lavoro di oggi nel contesto che stiamo vivendo, in rapporto al presente e al più prossimo domani. In particolare cioè come pensi possa agire il tuo lavoro sull’oggi, ne vedi un’azione in rapporto a questo contesto particolare e magari anche alla realtà di esistenza modificata che sembra prospettarsi in futuro?
La mia ricerca ha una connessione con l’idea di tempo e di spazio infinto, con l’impossibilità di rappresentare una condizione di vita presente pur essendo legata ad essa, con l’incertezza assoluta dello sguardo. Il mio lavoro si trova già in una realtà di esistenza modificata che non è legata in nessun modo a qualche contesto specifico dell’oggi e così credo possa essere anche per il futuro.
- Che influenza ha avuto o potrebbe avere questo tuo lavoro sulla tua consapevolezza di essere artista in rapporto oltre al tuo privato contesto esistenziale, in rapporto con il mondo in generale?
Posso affermare che questa situazione abbia rafforzato la mia consapevolezza. Il fatto di trovarmi nell’impossibilità di lavorare in una condizione di “normalità” e di comfort mi ha spinto a trovare degli sbocchi alternativi per il lavoro. Molti di questi pensieri erano presenti da tempo dentro di me ma non avevano mai trovato modo di prendere una forma definita.
- Pensi che quello che stai facendo avrà dei risvolti concettuali ed operativi che resteranno dentro allo sviluppo del tuo lavoro artistico e in quali termini o sarà solo una parentesi?
Continuerò a sviluppare questi nuovi lavori che hanno contribuito ad ampliare la mia ricerca sia a livello concettuale che operativo, con uno sguardo sempre alla via maestra, nell’attesa di scoprire nuove diramazioni.
Marco Tagliafico vive e lavora ad Alessandria.
Ha studiato Lingue Orientali presso l’Università di Torino. Durante un percorso lavorativo durato dieci anni ha studiato fotografia come autodidatta. Nel 2017 e tra i vincitori del premio “How do you want to be governed?” (Fondazione Cassa di Risparmio di Modena) e partecipa alla mostra “10 years old”. Nel 2018 consegue il Master di alta formazione sull’immagine contemporanea di Fondazione Fotografia Modena con Filippo Maggia. Nel 2018 espone in una doppia personale: “Metafotografare il museo” – Studiottantuno Contemporary Art Mantova e Palazzo D’Arco Mantova. Nel 2019 il suo lavoro viene inserito al SIFest dal curatore Claudio Composti in un video sugli autori italiani da seguire nella fotografia contemporanea. Nel 2019 partecipa a diverse esposizioni: “Da Guarene all’Etna 2019 – Boiling Projects” – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino, Premio Fabbri per la fotografia contemporanea – Pieve di Soligo, UKYA City Takeover – New Art Exchange Gallery Nottingham, Fly me to the Moon – Leica Galerie Milano, BJCEM – Torino, Boiling Projects – Fondazione Oelle Catania (2020). Alcuni dei suoi lavori fanno parte della collezione permanente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.