“Prove di resistenza, al limite dell’immagine fotografica” di Marco Tagliafico, Giorgio Varvaro, Manfredi Zimbardo.
I tre giovani fotografi, che operano secondo una ricerca sperimentale della fotografia, presentano tre diversi modi di servirsene mirati a portare il senso di fare fotografia oggi quasi come “prove di resistenza” in un contesto di strabordante espansione delle immagini che ci investe quotidianamente. Essi si chiedono cosa possa significare fare fotografia oggi e nell’interrogarsi operano delle mutazioni significative nell’uso e nella concezione dell’immagine fotografica con tre diversi procedimenti. Giorgio Varvaro compie una trasformazione spazio-temporale sull’immagine fotografica ibridandola con il movimento dell’uso videografico, ove i ritmi veloci o lenti caricano di valenze altre le immagini e ne spostano il significato secondo due direttrici narrative estera ed interna, quotidiana e cosmica, personale ed universale. Manfredi Zimbardo invece con l’uso mirato dei tagli, del gioco della luce e dell’ombra, dello sfocato, cioè di tutto ciò che la procedura fotografica come dispositivo può fare, ne utilizza le possibilità procedurali e ne moltiplica in maniera espansiva orizzontale, le connessioni per frammenti, collocandoli in insiemi di fotografie di vario formato in modo installativo sulle pareti. Così annulla il senso unico e sottolinea l’ambigua complessità stessa del linguaggio fotografico, ma soprattutto crea intorno al tema del ritratto una visione diversa, fatta di evocative relazioni a distanza che intendono mutare la tradizionale visione assertiva dell’immagine ritrattistica di genere. Marco Tagliafico opera una trasformazione radicale portando l’immagine al suo limite, riducendola e dando al contrario concretezza al supporto, lastre di alluminio che evocano la lastra di Daguerre, ma per dar corpo quasi scultoreo alla fotografia ed arrivare alla presenza di una percezione pura di elementi costitutivi primari, colore, suono di un paesaggio decostruito in minimi resti, sparito in immagine, evocato nel sonoro che lo accompagna. Gli autori si interrogano su che cosa è l’immagine fotografica e nel farlo analizzano, vanno alle origini, decostruiscono, contaminano e superano ogni convenzione. Riflettono ancora, facendo fotografia, sulla fotografia, ma lasciando libere, potenziando tutte le possibilitàà espressive, scoprendone tutte le funzioni e attivando altre valenze, per esempio quella di cogliere il fluire dell’esperienza del mondo e del sentimento della vita, del vissuto nelle sue indeterminatezze ed inafferrabilità, preservando quasi il rovescio della medaglia e cioè suggerendo anche l’invisibile, ciò che sta oltre e dietro il visibile: Manfredi con l’automatismo delle connessioni, Varvaro con lo spazio-tempo del movimento videografico, Tagliafico con la riduzione e infine sparizione del riconoscibile nell’ibridazione dei linguaggi. Essi ci conducono non a creare un’immagine icona fine a se stessa attraverso le distinzioni operate dalla mente, la concettualizzazione che definisce e distingue e parzializza la realtà, ma piuttosto a suggerire situazioni complesse di totalità ove il fine, la valenza, la funzione è cogliere il fluire del proprio esserci nel mondo e suggerire il senso di una unità esperienziale di esistenza. É proprio questo che collega le tre diverse personalità alla ricerca forse di una sorta di “neo soggettività” universalizzante della fotografia in cui ci si può anche riconoscere.
Inaugurazione: sabato 11 dicembre 2021 presso Studiottantuno Contemporary Art Projects via G. Romano 81 Mantova, dalle ore 18,00.
La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2022. Chiusura per festività natalizie dal 25 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022.
Orari di galleria: dal giovedì al sabato dalle ore 16,30 alle ore 19,30. Per altri giorni su appuntamento.
Per informazioni: manuela.zanelli@studiottantuno.eu
Ingresso libero con green pass.