Il lavoro fotografico di Nicola Malaguti, si rivolge prevalentemente a riprendere fatti, momenti, personaggi che fanno parte di una realtà ben circoscritta ed indirizzata, per sua predilezione, al mondo della musica jazz e dei suoi protagonisti. In questo caso poi, l’iniziativa che Studiottantuno Contemporary Art Projects intende presentare con le sue fotografie, restringe ancor più il campo. Ci riferiamo agli spettacoli di particolare ricerca sperimentale del jazz contemporaneo presentati dall’Associazione 4’33” in Mantova, nel corso della sua attività divulgativa e promotrice dal 2016 ad oggi. Questo infatti è, in senso generale, l’intento dell’evento: la presentazione, anche tramite le opere fotografiche, dell’attività di questa associazione che propone realtà nuove e selezionate della musica contemporanea in particolare jazzistica con giovani talenti a livello internazionale. Così la sua abituale rassegna primaverile “You must believe in spring” avrà il suo inizio con uno dei suoi speciali concerti di un gruppo tutto mantovano, il Luca Scardovelli trio, proprio nello spazio di Studiottantuno Contemporary Art Projects, dedicato al sostegno e promozione di realtà artistiche contemporanee nella fotografia, nel video e nella ricerca multimediale ed interlinguistica. Tutto ciò ci porta ancor più a cercare di focalizzare l’attenzione sul lavoro fotografico di Nicola Malaguti, ed in particolare sul modo con cui l’autore ci presenta performances e figure di musicisti del mondo jazzistico sperimentale. La fotografia è, come si sa, nella sua funzionalità tecnica e valenza simbolica, nella struttura linguistica e nella sua stessa essenza legata al fattore tempo che, in questo caso, coniugato al tempo in musica offre spunti di ricerca. Spesso infatti il momento scelto, che Malaguti fissa con la fotocamera è un momento di sospensione che coinvolge anche chi guarda in un prima e un dopo possibili. Così qualche musicista di un gruppo si trova in modalità non propriamente di esecuzione ma in attitudine di concentrazione riflessiva, di osservazione fuori campo o di attesa: un’interruzione, una sorta di “intervallo” dell’esibizione musicale in senso stretto che permette di completarne sviluppi a livello immaginativo e offre spesso all’autore anche lo spunto e l’estro di concentrarsi sui singoli musicisti per darne una visione, quasi un “fuori scena”, inusuale nei gesti che coglie pose ed espressioni di particolare forza comunicativa. In altri casi il fattore temporale è dentro alla performance stessa secondo un doppio registro, essendo l’esecuzione musicale e il suo tempo connessi al tempo di esibizioni di altri ambiti artistici che le si legano in una sorta di confronto. Così l’autore ci presenta due casi in particolare, quello in cui la musica si accompagna alla danza e quello in cui duetta con la poesia, in forma di sequenza: nel primo il musicista appare nella medesima posizione di luogo e di azione mentre intorno a lui cambiano le figure di danza dei ballerini che creano con la loro gestualità relazioni coreografiche in rapporto alla musica, nel recital invece il poeta declama con varie attitudini performative fissate in una sequenza, mentre il saxofonista gli fa da controcanto stabile in alternanza. Ci sono poi immagini che presentano momenti delle esibizioni che riguardano l’insieme di un procedere sincronico di un gruppo o di un duo, oppure la performance di un singolo secondo visuali di espressioni o modalità gestuali più proprie e particolari, quasi a cercarne la personalità nella specificità e singolarità dei gesti come evocazione della singolarità del suono strumentale. Così l’autore arriva ad ottenere un risvolto espressivo dell’immagine che non è più semplicemente “documentativa”. In questa tipologia possiamo considerare alcuni veri e propri ritratti di musicisti che sembrano suggerire per atteggiamento o posa un loro essere in un tutt’uno con lo strumento musicale che si fa quasi emblema della persona in una sorta di complementarietà alla pari tra figura e oggetto.